mercoledì 6 marzo 2013

Dissesto idrogeologico, le linee guida per valutare e fronteggiare i pericoli

Pubblichiamo da Guida agli Enti locali de il Sole24 ore (vedi link)

Del dissesto idrogeologico si parla soltanto quando una delle centinaia di frane o alluvioni che ogni anno colpiscono il nostro Paese miete vittime. I ben quattro milioni di ettari di terreno agricolo e forestale in forte erosione e a rischio frane, pari al 13% del territorio nazionale, invece, avrebbero bisogno di "interventi di mitigazione con risorse consistenti" (circa sette miliardi, che diventano 40 per la totale messa in sicurezza), come scritto nelle ''Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale'', predisposte insieme da Agea, Ispra e Rete rurale nazionale e appena pubblicate dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e da quello dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

La spesa sembra enorme, soprattutto in un periodo di vacche magre per le casse pubbliche come quello attuale, ma a ben vedere si tratta di interventi indispensabili, tenuto conto che negli ultimi dieci anni il ministero delle Politiche agricole ha erogato circa due miliardi di euro alle Regioni per danni causati da eventi alluvionali a colture e aziende agricole e la costante perdita di suolo agricolo e produttività delle superfici forestali ha portato a un danno stimato di altri 2,5 miliardi di euro in dieci anni, oltre alle spese periodiche di ripristino e manutenzione gestite direttamente dai Comuni. Oltre 3,5 miliardi di euro, inoltre, sono stati spesi con ordinanze di Protezione civile per far fronte più in generale a calamità idrogeologiche.

I BOSCHI

Capitolo di non minore importanza quello dei boschi, che sono ad alta e media criticità per frane e dissesti in una percentuale compresa tra il 9% e 24% della superficie totale nazionale, pari a circa 700.000 e 1,9 milioni di ettari. Individuati, inoltre, circa 40.000 km di reticolo idrografico minore da proteggere e stabilizzare in aree boschive a elevata propensione all'erosione. Infine, le aree terrazzate con colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) ad alta e media criticità per frana e perdita di suolo utile sono circa 33.000 ettari, poco meno del 40% del totale delle superfici stimate a questa destinazione.

GLI INTERVENTI

Le Linee guida indicano come individuare le aree che hanno bisogno di intervento immediato e quali misure adottare:
- manutenzione e ripristino della rete di drenaggio superficiale in aree agricole;
- stabilizzazione superficiale e protezione dei terrazzamenti in erosione;
- riforestazione, gestione e mantenimento in buono stato di efficienza ecologica del bosco e del suo reticolo idrografico minore.
Queste misure – secondo le istruzioni operative dell'Ispra – porterebbero anche diversi altri benefici al territorio, come la riduzione dei colmi di piena e degli eventi alluvionali, la diminuzione della quantità di sedimento immessa nella rete fluviale e quindi il miglior funzionamento degli invasi artificiali idroelettrici, la conservazione della biodiversità del territorio, l'incremento dell'assorbimento di anidride carbonica per la mitigazione dei cambiamenti climatici, lo sviluppo socio-economico e turistico legato anche alle produzioni di qualità e la tutela dei paesaggi agricoli tradizionali.
Senza contare che la ricaduta positiva sull'economia e sull'occupazione: secondo i calcoli dell'istituto sarebbero creati circa 19.000 posti di lavoro per anno.

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